Blog : Malattie del cane

LA PREVENZIONE INIZIA DALLO SPAZZOLINO!

LA PREVENZIONE INIZIA DALLO SPAZZOLINO!

La malattia parodontale (o parodontopatia) colpisce l’80% dei cani ed il 70% dei gatti, già a partire dai 2-3 anni di età.

Viene a colpire il parodonto, ovvero l’insieme delle strutture che sostengono il dente: osso alveolare, legamento periodontale, gengiva e tutti i vasi ed i tessuti associati.

Riconosce due stadi successivi: la gengivite e la parodontite.

La gengivite è uno stato reversibile di infiammazione della sola gengiva, causata dalla presenza dei batteri della placca. La si può prevenire con un’adeguata profilassi dentale che passa anche attraverso la quotidiana pulizia dentale.

La parodontite è lo stadio successivo ed irreversibile, nel quale l’infiammazione arriva a coinvolgere le strutture che sostengono il dente.

Una delle principali cause della parodontopatia è, quindi, l’accumulo di placca.

La placca è un biofilm costituito principalmente da batteri del cavo orale, immersi in una matrice di glicoproteine della saliva. La pulizia quotidiana della cavità orale con spazzolino e dentifricio è in grado di rimuovere completamente la placca.

La mineralizzazione della placca forma il tartaro. Questo processo può avvenire anche già dopo 24-48 h dal deposito della placca, per questo motivo è fondamentale la pulizia quotidiana dei denti per la rimozione della placca. Il tartaro in sé non rappresenta una causa di parodontopatia; tuttavia, favorisce l’ulteriore accumulo di placca. La rimozione del tartaro può essere effettuata solo chirurgicamente, mediante detartrasi.

L’accumulo di batteri all’interno della placca dà il via ad un quadro di infiammazione, che inizialmente coinvolge solo la gengiva. Il perpetuarsi di questa condizione determina poi l’estensione alle strutture di sostegno del dente (osso alveolare, legamento periodontale) con conseguente sviluppo di retrazione gengivale e formazione di tasche gengivali.

Nella fase finale si arriva alla perdita del dente.

La parodontopatia può avere anche dei risvolti sistemici, soprattutto se i batteri riescono ad entrare nella sangue dando luogo a delle batteriemie, con coinvolgimento anche di altri organi, quali cuore, reni e fegato.

La gestione della parodontopatia si basa sia sulla profilassi che sul trattamento.

PROFILASSI

Il più importante ed efficace metodo di prevenzione delle patologie orali consiste nell’igiene orale quotidiana. La spazzolatura meccanica con spazzolino e dentifricio dedicati è l’unico metodo che consente di rimuovere completamente la placca dentaria, permettendo la risoluzione della gengivite.

E’ importante abituare i nostri animali fin da piccoli alla procedura, premiandoli ed associando la pulizia ad un momento di gioco.

La placca può mineralizzare in tartaro già dopo 24 ore, la pulizia andrebbe quindi eseguita almeno una volta al giorno. La pulizia si esegue dopo i pasti, avendo cura di pulire con lo spazzolino tutta la superficie dei denti. Se il soggetto non è tollerante all’uso dello spazzolino, si possono utilizzare, in alternativa, degli specifici fingerbrush. Non si consiglia l’uso di dentifricio umano, a causa della presenza di fluoro.

L’utilizzo di alimenti specifici e stick dentali hanno un beneficio nel mantenere la salute dentale, riducendo la quantità di deposito dentale, ma non sono efficaci quanto la pulizia quotidiana con spazzolino. Quindi, vanno sempre associati alla pratica di spazzolatura giornaliera.

TRATTAMENTO

La pulizia professionale si rende necessaria qualora sia già presente del tartaro, ma anche periodicamente, come coadiuvante della profilassi casalinga. Si esegue quindi l’ ablazione del tartaro presente mediante diverse metodiche. In caso di eccessiva mobilità dei denti, si esegue la loro estrazione.

L’ablazione del tartaro è una procedura che và effettuata in anestesia generale, esiste una pulizia “estetica” ad ultrasuoni, ma non arrivando a livello sottogengivale non protegge dalle cause che determinanano instabilità dentale.

Prima di sottoporre l’animale alla procedura è sempre bene eseguire un check up ematologico ed una valutazione cardiologica.

È da tenere presente che la detartrasi non risolve il problema dell’accumulo di placca. Anche dopo la pulizia professionale, quindi, è assolutamente necessario mantenere l’abituale pulizia quotidiana a casa per contrastare il continuo deposito di placca.

Il diabete nel cane e nel gatto

Il diabete nel cane e nel gatto

Il diabete mellito è una delle patologie endocrine più frequenti in cani e gatti e la sua incidenza è in aumento.

Il diabete è una malattia causata da una carenza relativa o assoluta di insulina.

L’insulina è un ormone prodotto dal pancreas necessario per il trasporto del glucosio nelle cellule in cui viene trasformato in energia o conservato sotto forma di glicogeno.

Il diabete nei cani e nei gatti è generalmente classificato come di tipo 1 e di tipo 2 in base alla classificazione utilizzata nell’uomo, anche se questo potrebbe essere un approccio un po’ troppo semplificato.

Nei cani la forma più frequente è il diabete detto “di tipo 1”. Nel diabete di tipo 1, le cellule beta sono distrutte e quindi i cani diabetici sono in genere insulino-carenti e hanno bisogno di insulina per sopravvivere. Si ritiene che la distruzione sia un processo autoimmune poiché anticorpi contro le cellule beta sono stati trovati in circa il 50% dei cani diabetici di nuova diagnosi.

Il diabete è generalmente presente nei cani di mezza età o anziani ed è più diffuso nelle femmine rispetto ai maschi; sono segnalati casi di diabete anche cuccioli, ed alcune razze (Keeshonden, Golden Retriever, Poodles, Bassotti, Schnauzer) sembrano avere una maggior predisposizione a sviluppare questa patologia.

Nei gatti la forma più frequente è il diabete detto “di tipo 2”. Il diabete di tipo 2 è caratterizzato da 2 fattori: resistenza all’insulina e secrezione anormale di insulina.

Nella resistenza all’insulina i tessuti diventano “meno reattivi” all’effetto dell’insulina. Pertanto, al fine di ottenere lo stesso effetto, le cellule beta hanno bisogno di secernere più insulina per superare questo difetto e, alla fine, questo porta ad un fenomeno di esaurimento. Tuttavia, è stato anche dimostrato che la secrezione di insulina dalle cellule beta è anormale, esacerbando il problema.

I gatti, come gli umani, depositano una proteina chiamata amiloide nelle cellule beta pancreatiche quando diventano diabetici.

Poiché il diabete porta ad alte concentrazioni di glucosio nel sangue, i segni clinici comunemente osservati di diabete sia nei cani che nei gatti sono:

  • Poliuria e polidipsia (maggior produzione di urine e aumento del consumo d’acqua),
  • Polifagia (aumento dell’appetito),
  • Perdita di peso (nonostante l’appetito vorace) o obesità,
  • Debolezza,
  • Cataratta nel cane,
  • Posizione plantigrada (garretto appoggiato a terra) come indicazione di neuropatia nel gatto.

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La diagnosi di diabete mellito sembra essere semplice; con una carenza di insulina, il glucosio ematico aumenta e, quando la sua concentrazione supera la soglia renale per il trasporto del glucosio, il glucosio viene escreto nelle urine.

Quindi, in teoria, la misurazione del glucosio nel sangue e nelle urine dovrebbe consentire di fare una diagnosi corretta.

Questo è vero per la maggior parte dei cani, tuttavia, è noto che i gatti possono mostrare alte concentrazioni di glucosio, non correlate al diabete, quando stressati.

Sono quindi necessari altri strumenti diagnostici per effettuare una diagnosi corretta.

Altri strumenti diagnostici per verificare se un animale ha il diabete e per monitorare un animale diabetico che sta ricevendo un trattamento con insulina sono:

  • Le fruttosamine, ovvero composti che si formano quando il glucosio si lega alle proteine del siero e riflettono i livelli medi di glucosio nel sangue delle ultime 2-3 settimane precedenti l’esecuzione del test.
  • I corpi chetonici sono composti che si formano in animali diabetici mal controllati, cioè insulino-carenti. Sono indice di una maggiore ripartizione del grasso. Alti corpi chetonici e alte concentrazioni di glucosio sono quindi diagnostici per il diabete mellito insulino-carente.

Una volta diagnosticato il diabete è importante verificare che non ci siano altri fattori che possono aver favorito la comparsa dell’ insulino resistenza o della scarsa produzione di insulina come la sindrome di Cushing, una pancreatite o elevati livelli di progesterone dopo il calore (cane).

La terapia del diabete mellito si basa sulla somministrazione di insulina per via sottocutanea.

E’ molto importante utilizzare le siringhe dedicate in base al tipo di insulina utilizzato (da 40 UI/ml versus 100 UI/ml) e ricordare che il dosaggio dell’insulina non è uguale per tutti gli animali diabetici, ma va calibrato sul singolo paziente, poi modificato in base alla risposta valutata tramite curve glicemiche ottenute da misurazioni seriali della glicemia.

Le terapie orali, che si utilizzano nell’uomo, hanno dimostrato scarsa efficacia a fronte di elevate tossicità per cui non sono utilizzabili in medicina veterinaria.

Le diete per animali diabetici sono state studiate per avere una riduzione del tenore di carboidrati e un aumento delle proteine, al fine di poter abbassare la glicemia e di ridurre il peso corporeo per diminuire una delle cause di insulino resistenza (l’obesità).

In ultimo è fondamentale la la cura di eventuali patologie sottostanti.

Il monitoraggio del paziente diabetico è fondamentale per prevenire eventuali complicanze quali:

  • La chetoacidosi diabetica, ovvero una condizione clinica in cui l’accumulo di corpi chetonici, dovuto ad un insufficiente controllo della glicemia, può essere anche letale, se non trattato tempestivamente.
  • Infezioni delle vie urinarie e della cute
  • Cataratta nel cane
  • Neuropatie periferiche.
  • Ipoglicemia, in caso di errori nel dosaggio insulinico.

La prognosi della patologia diabetica è generalmente buona, alle volte è possibile che il paziente non necessiti più della somministrazione di insulina, soprattutto se il diabete era causato da patologie sottostanti e nel frattempo risolte.

La Thelaziosi oculare

La Thelaziosi oculare

Questa settimana abbiamo diagnosticato, nel corso della visita clinica, un caso di thelaziosi oculare, una parassitosi dell’occhio.

Thelazia callipaeda (Spirurida, Thelaziidae) è un nematode molto comune in Cina e in altri Paesi dell’Est asiatico, nei quali è responsabile di infestazioni oculari in alcuni carnivori e nell’uomo. Negli ultimi quindici anni T. callipaeda è stata segnalata nel Nord (Piemonte e Lombardia) e nel Sud (Basilicata) dell’Italia nel cane, nel gatto e nella volpe.

I nematodi adulti presentano colore bianco e una lunghezza che può andare sai 7 ai 19 mm; vivono negli annessi oculari degli animali (al di sotto delle palpebre e della nittitante -la cosìdetta terza palpebra-, nelle ghiandole e nei dotti lacrimali) causando epifora, congiuntivite, scolo oculare, chemosi e, nei casi più gravi, ulcere corneali.

Thelazia

 

Le femmine producono nell’occhio dell’animale un gran numero di larve di primo stadio (L1) che vengono rilasciate nelle secrezioni lacrimali dell’ospite per poi essere ingerite da ditteri lambitori che di esse si alimentano.

Gli ospiti intermedi di T. callipaeda sono ancora poco noti sebbene sia ipotizzato il coinvolgimento di Musca domestica (famiglia Muscidae) e, sperimentalmente, di Amiota variegata (famiglia Drosophilidae). All’interno del vettore le larve L1 vanno incontro ad ulteriori fasi di sviluppo e mutano in larve di terzo stadio (L3), infettanti, che abbandonano l’insetto quando esso si alimenta sulle secrezioni oculari dell’animale.

Dove esiste un maggior rischio di contrarre il parassita (animali che vivono all’ aperto, in ambienti ricchi di vegetazione) è consigliabile effettuare una profilassi farmacologica mediante farmaci ad azione repellente oppure una singola inoculazione sottocutanea di moxidectina a rilascio prolungato.

Da:  Kozlov DP: The Life Cycle of Nematode, Thelazia callipaeda Parasitic in the Eye of the Man and Carnivores.

CHE COS’È LA TORSIONE DELLO STOMACO E COME PREVENIRLA

CHE COS’È LA TORSIONE DELLO STOMACO E COME PREVENIRLA

La sindrome della torsione e dilatazione gastrica (Gastric Dilatation-Volvolus) è una patologia gravissima che rappresenta un’emergenza chirurgica nel cane. Si tratta di una dilatazione acuta dello stomaco, in concomitanza con una rotazione intorno al suo asse maggiore, che esita nell’ostruzione dell’organo stesso. Spesso i primi sintomi dell’insorgenza della torsione di stomaco si presentano la sera dopo l’ultimo pasto e la passeggiata serale. Il cane si mostra agitato, cerca di rimettere senza riuscirvi, appare con addome meteorico e la respirazione si fa più superficiale ed affannosa.

Una volta riconosciuti i sintomi sopradescritti non bisogna perdere tempo e condurre il cane al più vicino pronto soccorso veterinario, evitando, per quanto possibile, di farlo camminare e agitare ulteriormente. Il medico veterinario sarà in grado di differenziare tra una torsione dello stomaco ed una dilatazione dello stomaco senza torsione e di attuare le pratiche mediche salvavita. Le razze di taglia grande e gigante sono le più predisposte a sviluppare la torsione di stomaco e tra queste troviamo l’Alano, il San Bernardo, il Pastore Tedesco, il Boxer ed, in generale, tutte le razze a torace profondo.

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